Davvero la politica si è ridotta a cassa di risonanza della pancia degli Italiani?
Fare appello alle emozioni cieche, cavalcare l’onda della sciagura con i morti caldi sotto le macerie, eccitare l’indignazione e la rabbia: per cosa? Per il dubbio privilegio di poter dettare, una settimana o due, l’agenda della discussione politica.
Scordarsi che compito dello Stato è farsi arbitro, armonizzare le dinamiche di tutte le parti sociali avendo a cuore il bene comune.
Mettersi sotto i piedi lo Stato di diritto che tutela tanto l’offensore quanto l’offeso.
Innalzare pubbliche gogne, prima che le responsabilità siano acclarate, per racimolar consensi e costringere chi vuol prendere le difese delle garanzie costituzionali a farsi inopinatamente paladino del “colpevole”, del “capitalista”.
Tutto questo è più che abuso di potere e di parole: questo è instillare tra gli Italiani il seme della violenza e dell’eversione.